Capita che il ciclo di vita possa presentare sul suo percorso molte buche in cui restare bloccati… La morte improvvisa di una figura affettiva importante, che sia un familiare o un amico o un animale; le separazioni dalla famiglia, la fine del percorso scolastico quando ci affacciamo al mondo e non abbiamo più una guida come la scuola, i conflitti e le crisi che si ripetono nella coppia, con i figli, i tradimenti da parte del compagno/a o degli amici e le ferite profonde a cui danno vita , la caduta di autostima personale e di fiducia e entusiasmo nella vita, il crescere dell’ansia che impedisce la libertà, la brutta esperienza degli attacchi di panico e delle paure improvvise… Ognuno mette in atto soluzioni personali e spesso riesce a risolvere, a muovere di nuovo gli ingranaggi e a riattivare il proprio percorso. Ognuno di noi ha molte risorse, ma capita a volte di non riuscire a trovare la giusta alchimia tra queste risorse e la motivazione giusta in quel momento, tra i sentimenti contrastanti e i pensieri che si arruffano nella mente per reagire e la conseguenza è restare bloccati lì all’interno del problema.
Generalmente le persone non hanno chiaro cosa voglia dire rivolgersi ad uno psicologo.
Il primo pregiudizio errato si fonda sulla convinzione che chi va in psicoterapia è una persona che ha roba che non va nel cervello, il secondo ostacolo è la vergogna a dire “vado dallo psicologo”, il terzo problema è il profondo senso di fallimento perché non ce la facciamo da soli. Riflettiamo su queste convinzioni e su chi è e cosa fa lo psicologo. Molti pazienti raccontano della difficoltà nel prendere coscienza di avere un problema da considerare tale. Spesso non sappiamo cosa ci è successo, ma sentiamo che qualcosa non va dentro di noi e non passa. Il primo impulso è quello di cercare di non pensarci, di isolarsi e non dire a nessuno quello che sta accadendo dentro. La paura di essere malati, la paura di essere pazzi, diversi, di avere qualcosa di irreparabile. Ammettere di aver bisogno di aiuto spesso viene vissuto come una vergogna, paura di giudizio riguardo alla propria intelligenza e da qui il senso di fallimento. Ma è davvero così? Dovremmo invece considerare le nostre fragilità dei punti di forza per oltrepassare certi limiti che si sono costruiti e irrigiditi nel tempo recente o passato? Un percorso psicoterapico è sempre occasione di crescita e l’obiettivo è capire cosa ci blocca e ci rende prigionieri per poi tornare ad un equilibrio o addirittura ad un cambiamento profondo. Mettersi in discussione non è facile ed è quindi un atto di grande forza e coraggio. La vergogna nei confronti degli altri traspare il pregiudizio ancora resistente (anche se sempre meno ) del cosiddetto strizzacervelli, ahimè definizione assai obsoleta.
Ma chi è lo psicologo?
Lo psicologo ha conseguito una laurea in psicologia dopo 5 anni di università, può specializzarsi ulteriormente in percorsi psicoterapeutici diversi per tecniche usate ma simili per le basi su cui si fondano. Lo psicologo non è un medico, non prescrive farmaci ma accoglie pensieri ed emozioni difficili da comprendere, li elabora e li rende al cliente con forme e significati da quel momento riconoscibili. Non è uno psichiatra che invece è un medico specialista in psichiatria. Per capire meglio la differenza tra psicologo e psichiatra un esempio. Immaginiamo di essere tutti in una stanza illuminata e all’improvviso venisse a mancare la luce, la lampadina si è rotta e siamo rimasti tutti al buio. Lo psichiatra sostituisce la lampadina, lo psicologo si preoccupa di condividere con i presenti l’esperienza dell’essere stati al buio, la preoccupazione, la paura, lo smarrimento, la solitudine…. Psichiatra e psicologo possono e a volte devono collaborare. Il lavoro dello psicologo è un lavoro di passione e delicato , difficile e non banalizzabile , ma necessita di essere fatto da persone preparate e competenti.